Archivio | 5:32 PM

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25 Ott

Deve essere stato un bello spettacolo, o deve dipendere dalle pillolette blu o gialle, o da chissà che cosa, ma i nostri clienti sono di nuovo pronti.
Fabrizia ed io siamo pregate da Lucio, sempre gentilissimo, di smettere e di tornare a disposizione del pubblico pagante. Con un certo rimpianto, Fabrizia si alza e mi aiuta a rimettermi in piedi; vorrei togliermi le scarpe ma Lucio insiste educatamente perché le tenga.
Bene, come Catia ha previsto è il momento dell’inculata, e dopo aver infilato i preservativi a tutti e quattro eccoci piegate in due, appoggiate alla spalliera del divano, pronte a sostenere l’assalto. Siamo state pregate di guardare avanti e di non voltarci per nessuna ragione, e naturalmente obbediamo.
“Proprio un bello spettacolo”, sento dire alle mie spalle.
Poi un cazzo non enorme e neanche tanto duro cerca la sua strada nel mio culo. Fa un po’ male, è noto che per farsi inculare senza problemi più duro è meglio è. Mi muovo un po’ per aiutarlo ad entrare, non ho idea di chi sia, non parla, spinge solo un po’ maldestramente ed alla fine è dentro tutto e comincia a muoversi.
E fa ancora più male.
Mi scappa un lamento e mi vergogno, c’è un grande silenzio, per questi qui scopare è proprio un lavoro impegnativo, e Catia e Fabrizia non stanno facendo una piega, a quanto sembra.
“Sei forte, l’hai fatta gemere”.
Sembra che la mia reazione sia stata apprezzata, provo a pensare ad altro. Siamo in tre, uno non si sta servendo di noi, deve essere quello che non ce la fa se non divide la donna con un altro.
Dietro di me il cazzo ha finalmente trovato il passo giusto, ora non mi fa più male, solo un generico fastidio.
Alla mia destra la voce di Catia: “Piano, ti prego”, e alla mia sinistra Fabrizia si lamenta un po’: o è scattata l’emulazione tra i clienti, o le mie colleghe hanno deciso di imitarmi.
“Avanti, finite”. Deve essere il quarto, che deve aspettare che un culo si liberi.
E’ una specie di ordine, il cazzo che ho nel culo spinge ancora di più e più in fretta, di nuovo sento dolore, piuttosto forte, mi lamento di nuovo e no, non faccio scene. Ho anche un problema a restare nella posizione impostami, stringo la spalliera del divano ed irrigidisco i muscoli delle cosce perché rischio di cadere in avanti. Chiudo gli occhi e comincio a contare da uno a dieci, arrivo a nove e finalmente una spinta più forte e dopo non sento più il corpo estraneo, solo il buco del culo che brucia terribilmente. Mi sembra che chi mi ha inculata non abbia avuto la minima reazione, neanche mentre veniva: forse non gli è piaciuto; vorrei rialzarmi ma la solita voce mi chiede educatamente di non muovermi, per favore.
Tengo gli occhi chiusi per controllare il dolore, ricomincio a contare e arrivo a cinque quando sento Fabrizia dire forte: “Ahi!”, anche il suo deve aver finito. Catia resiste ancora, ma per poco, ripete: “Piano ti prego, mi fai male”, poi più nulla.
Restiamo ferme, in attesa di ordini, che poi tali sono anche se formulati con la massima cortesia e senza schioccar di frusta.
Mi concentro sul bruciore al culo, non mi ha fatto così male, che io mi ricordi, neanche la prima volta che Mario lo volle, quando eravamo ragazzini: forse perché ci volevamo bene, o perché era più spaventato lui di me davanti ad una simile trasgressione nel letto dei suoi genitori e fu molto, molto delicato.
Sono richiamata alla realtà prima dalla solita voce maschile: “Lo spettacolo così è ancora migliore”, e si deve riferire ai nostri culi arrossati e beanti, poi da una mano gentile sui miei fianchi, e da un altrettanto gentile invito a rialzarmi.