305

5 Feb

fammi un pompinoSono salita per le scale nella stessa postura, seguita dal giovane elegante che mi ha detto solo “andiamo”, l’ho preceduto nella stanza nera e lì mi sono inginocchiata davanti a lui. Quest’uomo è un master, sento molto chiaramente il suo carisma, e nel mio nuovo ruolo di slave mi rendo conto che sono pronta ad obbedire senza fiatare. Intanto lui non parla, immagino mi guardi perché io tengo gli occhi bassi, puntati sulla cintura dei pantaloni, come si deve.
“Puoi parlare”, dice finalmente, “io sono stato per cinque anni nel miglior giro dei Castelli Romani e non ho mai sentito parlare di Mistress Aliena e di te. Da dove sbucate fuori?”
“Padrone, Mistress Aliena è straniera, è arrivata in Italia pochi mesi fa. Questa slave ha cominciato con lei”.
“Siete brave, ma in te c’è qualcosa che mi lascia perplesso; lo scoprirò, vedrai”. Si sposta, non lo vedo più, sento che fruga nel cassetto.
Borbotta qualcosa, poi sento chiaramente che dice: “Questi qui non hanno idea di cosa sia il BDSM, dove vi hanno trovate è un mistero”.
Poi un tintinnio metallico, deve essere un pezzo di catena.
“Chiudi gli occhi ed alza la testa”. E’ dietro di me.
Obbedisco e mi benda, con decisione ma senza brutalità; probabilmente è un fazzoletto ripiegato più volte: è un po’ ruvido, deve essere di lino.
Si china ed aggancia i bracciali tra di loro, ma c’è qualcosa di più perché ci mette un po’: immagino che sia quella catena, poi la sento fredda lungo la schiena, la fa passare nell’anello del collare. Cosa vuole fare?
Lo scopro anche troppo presto: dà uno strattone e sento un forte dolore alle spalle, mentre i polsi vengono tirati verso le scapole; mi mordo le labbra per non gridare.
Lui lascia scorrere qualche maglia, i miei polsi scivolano in basso ed il dolore diventa un semplice fastidio.
“Va meglio così?”
“Padrone, questa slave ti ringrazia, Padrone”.
“Sai come ci si rivolge ad un master, sai quale posizione assumere, hai sopportato il dolore: io non faccio più sadomaso, altrimenti cercherei di prenderti come allieva. Adesso giù, prosternati, faccia a terra”.
Penso di dovergli leccare i piedi ma trovo solo la moquette nera: si è spostato e sento altri rumori dietro di me, probabilmente il cassetto del comodino.
Proprio così, perché mi appoggia il cazzo di gomma sul buco del culo, mi ordina di respirare profondamente e me lo ficca dentro in un colpo solo. Lo ha lubrificato, non mi ha fatto male: quest’uomo sa che il miglior BDSM più che dolore è umiliazione.
“Gira la testa, appoggia una guancia per terra. La sinistra”.
Adesso sento la suola della sua scarpa sulla guancia destra.
“Più in alto il culo”.
Eseguo e capisco che vuole frustarmi, ma il frustino ce l’ha Aliena. Quando sento il cuoio sul culo mi rendo conto che sta usando la cintura dei pantaloni.
“Uno, Padrone. Grazie, Padrone”. Non è stato insopportabile, un pizzicore e basta, ma io mi conosco e so che dove mi ha colpita mi sono arrossata e deve essere rimasto un segno molto soddisfacente: la cinghia era dura e sottile, mi auguro non mi abbia tagliata.
“Rispondi anche a tono”. Stavolta c’è proprio sorpresa nella sua voce. “Va bene, non è questa la sede. Raddrizzati ed apri le ginocchia, altra posizione”.
Deve essere quella sconcia: lo faccio lentamente ma con precisione, così sento di più il cazzo nel culo e le spalle mi fanno di nuovo male.
“Apri la bocca”.
Si è messo un preservativo e adesso mi infila in bocca un cazzo che sembra non finire mai. Ha accorciato la presa sulla catena per tenermi ferma e comincia a fare avanti e indietro. Quando arriva in fondo alla gola mi fa venire la nausea, provo a girare leggermente la testa ma lui dà uno strattone alla catena e il dolore mi richiama a più miti consigli.
“Per una cosa del genere un’allieva si merita la canna, sai? Se il master vuole sentirti soffocare tu devi soffocare”.
Per fortuna è eccitatissimo, viene nel giro di un altro paio di minuti e si tira indietro lentamente. Lascia l’uccello sulle mie labbra, immagino che debba dire qualcosa, ci provo.
“Grazie, Padrone”.
Una risata.
“Un esercizio da nove, non avresti dovuto fare la furba con la testa, ma sei brava”.
Senza togliermi la benda, molla la catena e mi slega i polsi. Lo sento di nuovo ridere soddisfatto.
“Puoi fare il resto da sola, e la prossima volta che capiti da queste parti chiedi che ti raccontino di Master Marco”.
Mi lascia lì, chiudendosi la porta alle spalle.

3 Risposte to “305”

  1. un dottore febbraio 6, 2013 a 2:31 am #

    per scrivere così devi essere uno psicopatico impotente

    Risposta:
    Medice, cura te ipsum

  2. Lucien febbraio 6, 2013 a 9:16 am #

    Ogni volta che leggo un tuo post (praticamente tutti i giorni) resto in apenea fino alla fine.

    Impossibile non affezionarsi a te.

    A presto
    Lu

    Risposta
    Grazie

    • Lucien febbraio 7, 2013 a 12:05 PM #

      Caro Dottore,

      non capisco a chi è diretto il tuo sterile commento.

      uno psicopatico fiero di esserlo

      Lu

      PS per Stella: se non lo ritieni non pubblicare il post…volevo solo dmostrare che “sono con te”

      Risposta: Ancora grazie

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