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1 Apr

tumblr_lg9gr6aon81qee54lo1_500Deborah è stata contentissima di vederci, anche perché stavolta ci siamo presentate in borghese, magliette e jeans, e non le abbiamo messo a soqquadro il negozio. Riccardino, il suo collega gentile e sub, si è messo a nostra disposizione lasciando lei dietro la cassa e quasi ci chiedeva se volevamo provare i nostri acquisti su di lui.
Alla fine, dopo essere stata a lungo indecisa, ho preso collare, manette e cavigliere in cuoio nero, per farle risaltare meglio sulla pelle lattea di Aliena. Se e quando dovrò lavorare con Deborah comprerò qualcosa di diverso, magari in metallo che brilli sul colorito scuro della ragazza che ci segue senza parere con lo sguardo.
Chiamo da parte Aliena, le chiedo se le piacciono e se ha poi deciso per Deborah: le compra il collare o no?
Dice di sì e punta sicura proprio su quello cui avevo pensato io. Riccardino le dice che è un’ottima scelta e che con questo, oltre a portare il sub al guinzaglio o metterlo alla catena, può anche legarne i polsi al collo, in una posizione scomoda e particolarmente umiliante. E davvero, in un lampo, indossa il tutto e ci mostra come fare.
Insomma, quando entriamo qui dentro non possiamo fare a meno di dare spettacolo: un simpatico cinquantenne con la barba grigia molto curata che sta ostentatamente studiando una tenuta da cameriera completa di crestina, esposta su un manichino, diventa viola; a me viene da ridere, penso a questo punto che il completino sia per lui.
Aliena, molto seria, dice a Riccardino che va benissimo ma io sono attirata anche da uno scudiscio dall’aspetto minaccioso: lo voglio e lo compro.
Deborah batte lo scontrino, incassa e silenziosamente articola con le labbra l’invito ad aspettare cinque minuti: le tremano un po’ le mani, forse ha capito che lo scudiscio è per lei e non so se non vede l’ora di subirlo o se ne ha paura. Si starà anche chiedendo perché questa abbondanza di manette e collari, immagino.
Usciamo dal negozio, ci appoggiamo alla moto ed io mi attacco al telefono; Aliena, gentilmente, mi accarezza la schiena ed il collo.
Chiamo Tiziana che è a casa e mi passa anche Lia, che ringrazio per la splendida serata. Giorgia e Gianna sono uscite ma me le saluteranno loro.
Chiamo anche Catia, che mi risponde subito: sta riposando perché ha lavorato tantissimo da Carla e con grande soddisfazione, vuole invitarmi a cena, a pranzo, magari anche a letto, si dichiara di mia proprietà perché le ho salvato la vita, e non mi sembra che scherzi. Tagliando corto, le dico che sono contenta che stia andando tutto bene e le rinnovo l’invito a non mettersi nei guai e che certo, ci possiamo vedere, magari la settimana prossima, in questa qui sono impegnatissima, mi dispiace.
Aliena è passata ad accarezzarmi gentilmente le reni, proprio sopra la cintura dei jeans, e non posso dire che resto indifferente. Le propongo una cena di pesce e le chiedo se vuol tornare al ristorante dove siamo state con Irina: lei dice di sì senza fermare la sua mano.
Per non pensarci troppo chiamo Elena, che però ha il telefonino spento. Oltre alla chiamata le faccio trovare un messaggio di saluto che le ricorda il nostro appuntamento domani sera.
E finalmente arriva Deborah, quasi di corsa; stasera è vestita molto sobriamente con una camicia maschile ed ampi pantaloni mimetici che le stanno malissimo, ma non dobbiamo andare ad un concorso di bellezza. Si ferma ad un paio di passi da noi, palesemente in imbarazzo: non sa come salutare due mistress in un contesto del genere.