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20 Nov

1aebec5005a44ed282d4ef5b7a9885a6Dallo studio di Elena al covo di Simonetta sembra poco, ma in realtà bisogna districarsi tra il folle traffico di Roma e i divieti di accesso del centro storico. Tra l’altro, in genere io arrivo lì seguendo un altro itinerario, quindi più volte sono in difficoltà. Ferma ad un semaforo cerco di rilassarmi, con Cristina che mi strofina le tette sulla schiena, pensando che, eccezion fatta per Catia chiusa a riccio nella sua eterosessualità, ho fatto sesso in maniera molto soddisfacente con tutte le donne con le quali ho lavorato: Irina, Aliena, Tiziana, Fabrizia, Michelle e Deborah.
E con Cristina ho aspettato un po’ e ne ho poi scoperto delle capacità erotiche che non immaginavo. Continua a leggere

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3 Ago

renoirOggi niente Simonetta, che non si fa vedere, e niente percorso benessere, solo sauna e depilazione: decidiamo così con Michelle, anche per poter fare due chiacchiere in più e non trovarci separate nelle varie fasi che prevedono trattamenti diversi dovuti alle differenti caratteristiche della pelle.
Così, mentre sudo come una bestia, mi sento ex abrupto dire da Michelle che non ha nessuna intenzione di fare sesso con me, oggi.
“Te lo dico perché ti regoli, così magari non perdiamo tempo e non andiamo neanche a cena”.
Io non è che devo scoparmi tutti i miei commensali, quindi rispondo che va benissimo e che sono più che disposta a limitarmi a spezzare il pane con lei.
Il discorso continua mentre due gentili ragazze prima ci cospargono le gambe e le ascelle di una strana crema appiccicosa e poi si prendono cura anche dei nostri inguini: io continuo con il vecchio taglio, Michelle ci pensa un po’ su e poi chiede di essere rasata integralmente. Continua a leggere

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29 Ago

Non lo scopro perché Catia entra nello spogliatoio come una furia, e comincia a rivestirsi di corsa interrompendo quello che Simonetta voleva fare.
Ne approfitto per rivestirmi anch’io, mentre Catia spiega a chi la vuol sentire che Josè ha fatto troppo in fretta ed ha anche rotto il preservativo, ed è stato così stronzo da non accorgersene nemmeno; quindi è andata malissimo, ancora calda e vibrante si è dovuta fare un lavaggio gelido e non ha idea di quali malattie possa averle attaccato.
Simonetta si vede benissimo che si sta sforzando di non mettersi a ridere, e la rimbecca severamente dicendole che i suoi collaboratori sono tutti sanissimi, “altrimenti dovrebbe preoccuparsi anche Stella, qui, che oggi si è fatta massaggiare da lui, e chissà quante altre clienti”.
Catia si calma un po’, abbastanza da lasciarsi alleggerire di cento euro per il trattamento di bellezza; Simonetta chiede cento euro anche a me, e devo dire che mi sembra un prezzo piuttosto onesto, anche se non ero solita frequentare posti del genere. Probabilmente dovrò farci l’abitudine, bisogna aver cura dei propri strumenti di lavoro, e la ragazza che mi ha depilata e che sembrava disponibilissima anche a fare di più, una brunetta sottile ed elegante nel suo camice bianco, mi ha detto che dovrei passare da lei almeno ogni paio di settimane per essere sempre in ordine.
Simonetta vuole farsi perdonare, dice a Catia che domani la chiamerà perché ha una serata per le mani, e poi ci offre uno secondo spuntino nel piccolo bar del centro estetico. Non l’ho visto prima per l’ottima ragione che è all’ultimo piano, servito da un ascensore che arriva direttamente in cima al palazzo, con una vista mozzafiato sui tetti di Roma, l’isola Tiberina ed il Gianicolo. Un abuso coi fiocchi, si vede benissimo che è una sopraelevazione recente, come un pugno in un occhio, tutta vetro e acciaio.
Catia si è definitivamente calmata e ci concediamo un’insalatona di stagione, con tonno e feta per me, con petto di pollo per lei, innaffiata da una caraffa di una bibita dall’inquietante colore verde che, sorpresa, si rivela gradevolissima: mi spiega la cameriera, un’orientale che sembra una bambola di porcellana e parla benissimo l’italiano, che è un centrifugato di kiwi, pompelmo rosa e limone e fa benissimo alla pelle. Visto il suo incarnato, probabilmente ci farà il bagno tutte le mattine, viene voglia di baciarla.
Catia si accorge della mia reazione e mi mette in guardia: i dipendenti del centro estetico sono a disposizione, a portata di carta di credito, quelli del roof garden sono riservati a Simonetta, stai attenta e non farla incazzare.
Mi indica il barista, un nero alto e sottile dai lineamenti delicatissimi, dovrebbe essere un somalo, mi dice che lei ci aveva fatto un pensierino, e come lei quasi tutte le clienti, anche quelle non professioniste, ma non c’è stato niente da fare.
Mi dice anche che Fabrizia è uno dei pezzi più pregiati della scuderia, vale mille euro l’ora ma è terribilmente razzista, detesta i bianchi e lei non l’ha mai vista sorridere. Sì, hanno lavorato assieme un paio di volte, ma siccome è totalmente bisex Catia non è mai stata contenta di averla accanto, visto che “non sai mai come va a finire”.
Patty invece è la prova di quanto sia pericoloso mettersi contro Simonetta.
“Ha provato a farle le scarpe, contattando i clienti direttamente ed offrendo prezzi stracciati. Qualcuno ha avvertito Simonetta e lei è stata sei mesi senza lavorare, quando stava prendendo in considerazione l’idea di lottare per un paio di metri di marciapiede sulla Palmiro Togliatti Simonetta le ha telefonato e l’ha rimessa al lavoro con i clienti più sgradevoli e con i compensi tagliati. E ovviamente ha fatto in modo che si sapesse in giro”.
Mi viene in mente la dichiarazione di principio di Irina, qualche sera fa: alla larga gli uomini dal nostro lavoro, e penso che questa storia dovrò proprio raccontargliela, alla prima occasione.

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28 Ago

Dopo l’ultima stazione, una depilazione delicatissima che da sola vale davvero il viaggio, incontriamo finalmente altre due clienti. Una ragazza di colore alta e severa entra nello spogliatoio in cui ci apprestiamo a rivestirci, in compagnia di Simonetta e di una rossa piccolina e piena di curve: sono molto belle, la nera ci ignora, la rossa saluta cordialmente Catia e Simonetta me le presenta.
La nera si chiama Fabrizia, è italianissima di genitori etiopi, evidente ricordo del nostro sventurato passato coloniale, la rossa è Patty, ed è palesemente irlandese anche se parla un ottimo italiano.
Senza spogliarsi Patty e Fabrizia infilano una porta e spariscono, Simonetta dice qualcosa nell’orecchio di Catia che sorride, si scusa e scappa via da un’altra uscita, evidentemente alla ricerca del suo massaggiatore preferito; rimango sola con Simonetta.
La quale mi fa la sua proposta, io dico di sì e Simonetta si rivela manager preparatissima, sfoderando un tablet sul quale registra immediatamente il mio numero di telefono e le mie caratteristiche: sì, sono completa, disposta a lavorare con coppie, disposta a lavorare con più clienti maschi, completamente bisex e no, niente sadomaso per favore e neanche bestialità. Cioè, rispondo all’ultima domanda ma non ci credo che me la ha posta, poi ricordo quello che era scappato detto ad Irina quella notte nei sotterranei dei ricconi e ci credo.
“Tesoro, vuoi per favore togliere l’accappatoio così ti faccio una foto?”.
Visto che sono in forma perfetta dopo il servizio completo del suo centro benessere dico che va bene, ma le chiedo il permesso di coprirmi in qualche modo la faccia. Lei dice di sì, certo, ed io incrocio artisticamente le braccia per nascondermi dietro le mani. Mi fotografa col tablet, e, come previsto, non è la faccia che interessa, visto che mi prega di voltarmi per immortalare il resto delle mie grazie.
“Sei venuta benissimo, guarda”.
Deve avere una qualche strana applicazione perché sullo schermo compaiono due coppie di foto, in bianco e nero ed a colori. Mi rendo conto che quelle in bianco e nero rimandano alle immagini dell’epoca d’oro dei casini e sì, sono anche venuta bene.
“Tesoro, per te non chiederò meno di cinquecento euro l’ora e ti prometto un preavviso di almeno mezza giornata. Faremo grandi cose, vedrai”.
Mi abbraccia e mi bacia sulla bocca: non sarà una sorta di rito di iniziazione e la devo scopare? Non ne avrei proprio voglia.

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27 Ago

Ci riceve una signora alta e magra, secondo me oltre la cinquantina ma molto ben conservata,elegantissima in un tubino nero, che si presenta come Simonetta, che saluta Catia con particolare calore, mi abbraccia, mi chiede di darle del tu e ci scorta attraverso la reception. Mi rendo conto che il centro benessere è enorme, occupa tutto il pianterreno del palazzo d’epoca, e probabilmente anche qualche piano interrato, visto che mi arrivano alcune zaffate di cloro che mi fanno sospettare l’esistenza di una piscina.
Mi rendo anche conto che Catia ha fissato, per noi due, una sorta di servizio completo di benessere che ci terrà impegnate un bel po’, passando dal bagno turco ai massaggi, dalla pulizia del viso alla depilazione. Addirittura, mi presentano dei disegni per darmi un’idea di come figurerà la mia passerina dopo la cura. Anche per il parere di Catia, mi decido per un taglio che metta in evidenza le grandi labbra ed il clitoride e conservi un ciuffetto subito sopra.
Passando da un locale all’altro e da un trattamento all’altro, avvolte in enormi accappatoi rosa in tinta con le pareti e gli arredi, in un percorso durante il quale non incontriamo nessuna altra cliente, dico ad un certo punto a Catia che ci costerà un occhio della testa, e lei mi tranquillizza replicando che Simonetta è un’amica e ci farà un prezzo da amica.
Nel corso di una pausa, in un salottino nel quale ci fanno trovare bibite fresche e tramezzini, messi lì da qualcuno che è sparito prima del nostro arrivo, Catia si sbottona un po’ e mi conferma la mia seconda impressione; sì, Simonetta è una ex collega cui è riuscito il grande salto.
Dunque, l’attività è vera e rende parecchio, ma serve anche come punto di ritrovo e reclutamento di escort di alta fascia, cui Simonetta procura lavoro grazie ai suoi contatti a livelli molto alti. E a proposito di questi livelli, è chiaro che ha avuto tutti i permessi per i lavori qui dentro, ed anche la certezza di non avere seccature per la sua attività, proprio grazie a loro. Mi devo aspettare che alla fine del giro mi chieda di entrare a far parte della sua scuderia, e secondo Catia ne vale la pena visto che si comincia a parlare di tariffe orarie.
“Ogni tanto chiama anche me, io prendo duecentocinquanta euro l’ora, meno il venti per cento per lei. Ce ne fossero di più, di queste chiamate”.
Tra l’altro, Simonetta chiude un occhio su eventuali extra del personale, e Catia dichiara che alla fine investirà qualche soldo per concedersi un piccolo passatempo con Josè, il gigantesco massaggiatore africano che mi ha appena fatto pensare di essere finita in una betoniera.
Per carità, chi sono per dare giudizi? Solo che l’idea di una professionista che paghi per il sesso mi lascia perplessa, e si deve vedere, perché Catia non si giustifica ma mi spiega che primo non vuole un marito o un fidanzato mentre ancora lavora per le ovvie complicazioni che possono nascerne, e secondo è una grande soddisfazione avere a che fare con un cazzo che ha l’unico compito di darti piacere.
“In genere i cazzi che vediamo noi richiedono tutte le nostre attenzioni, qui la situazione è rovesciata. E Josè è veramente bravissimo, in un quarto d’ora mi fa godere un paio di volte e mi basta per un bel po’”.

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9 Lug

ballerina nuda in primo pianoHo dormito fino al mattino successivo e mi sono svegliata completamente rincoglionita. Ci ripenso mentre acchiappo la mia borsa di pelle da avvocato e ci infilo dentro il necessario per stasera, vestito, scarpe e biancheria. Crema e preservativi, invece, in borsetta, con qualche fazzolettino per l’igiene intima.
Grazie ad una overdose di caffè ho recuperato un minimo di capacità intellettuali, giusto per decidere che volevo qualcosa di dolce da mangiare e ho fatto per uscire di casa completamente nuda, visto che intanto che preparavo e prendevo il caffè mi ero spogliata per fare la doccia, ma lo avevo scordato.
Insomma, necessario altro caffè accompagnato da una bocconata di burro, visto che il pane è duro come il marmo. La doccia poi l’ho fatta, rendendomi conto che sarebbe una buona idea fare qualcosa per la foresta amazzonica che mi decora l’inguine: corti, i peli, ma arricciati ed intrecciati, nonché debordanti da tutte le parti, certo non un triangolino ben delineato, e bisognerà proprio che decida di affidarmi ad un estetista, e non solo per ascelle e gambe, che tra l’altro sono ancora presentabili.
A quel punto mi sono ripresa definitivamente ed ho dedicato la giornata, almeno per non riaddormentarmi, alle pulizie domestiche.
E adesso, lavata e profumata, in jeans e maglione, scendo le scale reggendo la borsa regalatami dai miei genitori quando ottenni l’abilitazione all’esercizio della professione e che ho destinato ad altro scopo.
Contemporaneamente arriva un tassì e fa un lampeggio coi fari: mi piace, Catia è puntuale come Irina.
In tassi cominciamo a chiacchierare, e per prima cosa parliamo d’altro.
Guarda combinazione, Catia mi chiede ogni quanto tempo mi depilo e se ho voglia di provare un centro estetico dove è cliente lei, e che lavora molto bene. Mi sembra un’ottima idea ed accetto.
Poi la domanda si fa più ancora più intima, tanto che mi meraviglio che me la ponga qui: ogni quanto mi faccio vedere dal ginecologo. Mi viene quasi da ridere pensando alla gentile signora con i capelli azzurri che mi conosce da quando sono nata e dalla quale mi reco ogni anno: posso solo immaginare la faccia che farebbe se andassi da lei a dirle che visto che adesso faccio la puttana ci dovremo vedere più spesso. Mi controllo e Catia mi suggerisce di presentarmi al suo, dal quale va ogni tre mesi e che dovrebbe vedere il mese prossimo.
Anche in questo caso ringrazio.
Poi passiamo a parlare della serata che ci aspetta. Catia mi dice che conosce il locale, che c’è un camerino ed un privè, e che non devo aspettarmi un teatro, perché ci sanno dei tavolini fin sotto il palcoscenico. Il palcoscenico, poi, è piccolo e rotondo, ed è dominato dalla pertica della pole dance. “Ricordati di girare al largo, con le luci in faccia non vedi niente e rischi di andarci a sbattere, Farà anche ridere, ma noi siamo lì per un altro motivo”.
Le confesso che sono preoccupata per lo spogliarello, ma lei mi tranquillizza: niente di complicato, sottolinea, in genere sono degli zozzoni cui basta vedere una coscia od una tetta per eccitarsi, certamente non c’è bisogno di aver imparato al Crazy Horse.
Concordiamo che agli zozzoni di cui sopra chiederemo cento euro per un pompino e centocinquanta per una scopata, e Catia spera che in molti si accontenteranno del pompino. “Almeno metà e metà”, conclude, “altrimenti alla fine rischiamo di non poterla usare per una settimana”.