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14 Mar

shibariNon so se mettermi a ridere o a piangere: il pelato viaggia con il portfolio delle sue amanti e ne distribuisce copie come ringraziamento dei servizi resi. Mando Aliena a lavarsi per prima e racconto a Deborah le considerazioni del cliente su di lei: Deborah sembra non ascoltarmi, affascinata dalle foto che continua a scorrere una dopo l’altra, ma ha capito molto bene e dice che se paga tanto lei è anche disposta a farsi legare così. In effetti le ragazze, poco più che adolescenti, a quanto capisco, con piccoli seni appena accennati, pancia piatta e fianchi stretti, esibiscono espressioni particolarmente felici. Accidenti, e lei diceva l’altra volta che non si fidava dei giapponesi che fanno cose strane alle donne: adesso ce le ha qui sotto gli occhi, le cose strane, e non vede l’ora di farsele fare.
“Ti sei mai chiesta perché i Maestri di Nodi sono tutti maschi?”, le dico.
“La società giapponese è molto maschilista, lo sanno tutti”.
“No, è perché fa male ed i maschi, salvo rare eccezioni, sono dei vigliacchi cui piace infliggere quel dolore di cui hanno una paura fottuta”. Frase troppo aulica, che mi è scappata come in una comparsa, e che non ha raggiunto lo scopo: Deborah non cambia opinione.
Per fortuna Aliena ci chiama dal bagno, dice che ha finito, e andiamo anche noi a lavarci.
Aliena non sembra essere stata colpita dalle foto se non per un particolare: le ragazze sono troppo giovani, tutte, e il pelato non può decentemente portarsele dietro in Italia o altrove per fare i propri comodi; ce lo dice mentre asciuga vigorosamente la schiena di Deborah e mentre io mi sfrego con una saponetta troppo profumata. Fisicamente la situazione è sotto controllo, l’acqua della doccia era calda ed abbondante e noi siamo tutte intere: solo sul culo di Aliena c’è ancora qualche segno degli sculaccioni che ha preso, ma lei non ci dà peso e mi chiede scherzosamente di dare un bacino sul segno per cancellarlo. Lo faccio volentieri, poi lo fa anche Deborah che si prende sul serio al punto di inginocchiarsi e Aliena la riprende spiegandole che sul lavoro non ci sono padrone e allieve ma solo colleghe.

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13 Mar

kani - shibariAdesso sono loro a non poterne più: si sono accoccolati sui talloni uno accanto all’altro, così come li abbiamo trovati. Io li imito, mi sistemo davanti a loro e mi accorgo con soddisfazione che Aliena e Deborah fanno come me. Adesso ci manca solo il saluto come alla fine dell’incontro di judo che per fortuna ci viene risparmiato, il capellone ci dice nel suo comico inglese che sono stati molto felici di passare la notte con noi, poi si ferma e aspetta l’imbeccata dal pelato. Ascolta con attenzione il sussurro all’orecchio e ci dice ancora che la prossima volta che verranno in Italia chiederanno di nuovo di noi e che per stasera c’è pronto un ricordo che ci prega di accettare. Tace e china di nuovo il capo. Io mi auguro proprio di no: il pelato squadra Deborah come se la vedesse già incaprettata in un assurdo bondage assieme alla sua amante giapponese “più anziana” ed il capellone mi scocca un’occhiata tipo “con te non ho ancora finito”. Per il momento Aliena è ignorata, gli sculaccioni che ha preso forse sono stati abbastanza.
Forse dovrei fare anch’io un discorsetto,ma mi limito a ringraziare per l’onore, anche a nome delle mie amiche, ed a chinare il capo a mia volta, per fortuna imitata quasi in sincronia da Aliena e Deborah.
Ho un momento di panico, non ho idea di come lasciare questa stanza: in un film giapponese della cineteca di papà mi sembra di aver visto che una ragazza usciva indietreggiando in ginocchio, ma non mi sento in grado di riuscirci e credo che sarebbe fuori luogo, quindi mi alzo in piedi, faccio un solo passo indietro, poi mi giro ed esco senza voltarmi. Le mie amiche mi seguono dopo aver recuperato le salmerie: il tubo di crema malamente schiacciato, le scatole di preservativi semivuote e le confezioni di fazzolettini: non abbiamo raccolto i preservativi usati che costellano i tatami, mi viene da ridere pensando al signor De Rossi con un paio di guanti di gomma a tirar su altri guanti con le tracce biologiche dei suoi capi giapponesi.
Il corridoio è sembre buio e deserto e lo percorriamo in silenzio, poi apro la porta della stanzetta della servitù e strizzo gli occhi nella luce fioca che non ricordavo di aver lasciato accesa: sul letto c’è una enorme scatola elegantemente impacchettata, sarà il ricordo di cui ha parlato il capellone. Come hanno fatto ad avvertire il signor De Rossi? Magari lo fanno con tutte, è inutile che mi monti la testa; però adesso sono curiosa, ci chiudiamo la porta alle spalle e prima di una meritatissima doccia prendo il pacco e lo apro piano.
In una custodia di pelle nera con eleganti caratteri giapponesi c’è una cinquantina di grandi foto in bianco e nero di ragazze avvolte da complicatissime legature: anzi, le ragazze sono tre, tutte molto giovani, ed una in effetti assomiglia un po’ a Deborah.

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12 Mar

shunga31Mi trovo nel bel mezzo di un sessantanove con Deborah, io sotto e lei sopra, quando sento un urlo soffocato ed un paio di incomprensibili frasi che però, dato il tono, sono certamente imprecazioni.
Disarciono senza tanti complimenti la mia partner e vedo che il capellone è sempre con il cazzo in bocca ad Aliena ma, chino sulla mia amica, c’è il pelato che la sta allegramente sculacciando; si accorge che lo sto fissando, mi guarda storto e colpisce ancora più forte, vedo il segno rosso delle cinque dita sul culo candido e sontuoso di Aliena.
Aliena fa un gesto come per dire che va tutto bene ed io mi fido, però preferisco potermi guardare attorno, quindi faccio sdraiare supina Deborah e mi siedo sulla sua faccia, piano per non schiacciarla.
Devo dire che Deborah se la sta cavando bene, anche se come debutto forse è un po’ troppo duro per lei: ricorda il comandamento di Aliena “fare finta” e tira fuori la lingua senza esagerare. D’altronde ho altro per la testa, potrei avere fra le gambe la migliore leccafica del mondo ma non ne trarrei alcun piacere in questo momento: sono preoccupatissima.
Per fortuna il capellone  ha un ultimo sussulto e viene nella bocca di Aliena, e contemporaneamente il pelato smette di sculacciarla e punta su di me, il cazzo dritto fuori dai pantaloni.
Vuole di nuovo il culo, ed io gli faccio segno di aspettare: preservativo e crema, e speriamo che stavolta vada meglio: Deborah mi guarda affascinata sdraiarmi a pancia in giù e aprirmi le natiche con le mani.
Il pelato stavolta ha più riguardi, o il cazzo più duro, o forse ho messo più crema: entra senza farmi male, e non mi fa male quando comincia a spingere. Se ne accorge, mi mette una mano sulla nuca e mi schiaccia contro il tatami: in qualche modo deve sentirsi comunque il più forte, ma stavolta dura poco.

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11 Mar

Shibari_WikicropFinalmente il pelato è venuto e Deborah, tutta presa dal suo ruolo di infermierina, si precipita a togliergli il preservativo ed a pulirgli l’uccello. Aliena si mette a quattro zampe, poi si siede ed immediatamente sussulta: non è andato tutto liscio neanche stavolta, ma com’è che la crema americana non funziona con i cazzi giapponesi?
Il pelato se ne accorge e le chiede se va tutto bene: ormai non usa più l’intermediario, almeno con noi due.
Aliena risponde coraggiosamente di sì e si siede sui talloni, il pelato si rivolge a me e dice che siamo brave come delle giapponesi, e peccato che qui non hanno il necessario altrimenti sarebbe stato felice di farci provare l’ebbrezza di una legatura tradizionale. Sì, peccato, le sue amanti sono felicissime quando le lega, magari l’una all’altra, e poi si serve di loro legate come sono.
Certo, come no: magari ci fa legare dal capellone, che guarda Aliena come se volesse mangiarla più che scoparla, aspettiamo proprio questo.
Il pelato sorride cordialmente e dice che capisce benissimo che dovremmo andare per gradi, in Giappone cominciano da giovanissime con i giochi di sottomissione e lui è pronto a scommettere che per noi due la scoperta di questo affascinante lato della vita, dice proprio così, è molto recente.
Sono più che disposta ad ascoltare per ore questa assurda rivisitazione della filosofia, sempre meglio che leccare un culo che puzza di merda o farsi mettere dentro un cazzo non abbastanza duro e che ti fa male, ma il pelato sembra aver perso interesse alla conversazione e mi chiede di fare sesso con Deborah, invitando nel contempo Aliena a mettersi a disposizione del capellone. Sono stati un po’ lenti a partire, davvero, ma adesso sono instancabili.

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9 Mar

sculacciateAlle mie spalle sento uno strilletto soffocato, riconosco il grido di dolore di Deborah. Non mi volto e vedo il pelato che si incupisce; spara una frase incomprensibile, e sento l’incomprensibile risposta del capelluto che poi parla ancora, in inglese e rivolto a Deborah: si scusa, accidenti.
Il pelato mi sorride e dice che sono stata bravissima a non voltarmi, ci meritiamo un premio; quindi posso vendicare la mia amica bruna, “Girati e guarda pure”.
Obbedisco, facendo segno ad Aliena di non muoversi: Deborah è raggomitolata su se stessa, il capellone si è messo a quattro zampe, i pantaloni calati alle ginocchia.
“Mentre la tua affascinante amica bionda si occuperà di me, tu potrai sculacciare questo stupido giovanotto che ha causato inutile dolore alla tua amica bruna”, è la sentenza del pelato.
Faccio segno a Deborah di portare ad Aliena quanto le serve e mi avvicino al capellone: un culo orribile a vedersi, basso e gibboso, e sotto penzola un uccello floscio e raggrinzito che Deborah ha decisamente privato con sapienza di ogni vitalità.
Il capellone guarda fisso la parete, ed il pelato mi incita: “Puoi cominciare, fermati quando io dico basta”.
E’ una cosa delicata: questo stronzo mi ha inculata facendomi male e prendendomi a schiaffi senza che il pelato abbia fatto una piega, e adesso devo punirlo per cosa? Deborah mi si avvicina e mi dice che mentre veniva le ha stretto i capezzoli pizzicandoli con le unghie, mi mostra qualche goccia di sangue sulle areole e fa una smorfia. Io la prego di parlare in inglese, ed in inglese le chiedo se Aliena sta bene.
In inglese, con qualche fatica perché non fa evidentemente parte del vocabolario di una diplomata al turistico alberghiero, lei mi risponde che ha cominciato a spompinare e si è fatta lubrificare il buco del culo e che sembra tutto a posto.
Devo stare attenta, potrebbe volermi di nuovo e vendicarsi, quindi provo un paio di colpi, con Deborah appoggiata al corpo che mi aiuta a tenermi in equilibrio, poi prendo il ritmo, sono rumorosi ma non dovrebbero fare troppo male.
Alle mie spalle sento qualche fruscio, deve essere Aliena che si sposta; Deborah, di profilo, vede e mi riferisce, in inglese: “Si è messa pancia sotto e lui la sta inculando, è proprio forte alla sua età”.
Mi verrebbe da sculacciare anche lei: ha parlato a voce bassa ma non è escluso che abbia sentito. Per il nervosismo do un paio di sculaccioni più forti e vedo con sorpresa che la mia vittima sta avendo una erezione: è la prima volta che mi capita una cosa del genere, davvero.

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7 Mar

grosz02Allungo un braccio dietro di me e Deborah mi mette in mano una bustina già aperta: brava ragazza anche lei, si sta comportando bene. Tiro indietro la testa ed incapuccio il pelato: si incazzi pure, ma ‘senza preservativo’ non era previsto nelle condizioni di Pierina. Lo guardo da sotto in su, ha la stessa espressione impenetrabile, e me lo rimetto in bocca: il preservativo ha un gradevole aroma di menta.
Potrei continuare, ma il pelato mi scosta gentilmente la testa; incredibile, l’ordine mi arriva dal capellone, che con voce un po’ affannata mi prega di mettermi a quattro zampe: “Dogy stair, priis “. Eseguo, e vedo che Aliena è nella stessa posizione, con il capellone che le stantuffa da dietro, stavolta non si è neanche abbassato i pantaloni: mi auguro che Deborah abbia passato un preservativo anche a lei.
Il pelato mi artiglia i fianchi con due mani di ferro, entra dentro di me e comincia a spingere, dice qualcosa ed il capellone traduce pregandomi di abbassare la testa. Così il mio panorama si riduce al tatami e mentre oscillo avanti ed indietro sotto i colpi dell’anziano orientale mi viene in mente che proprio sopra un tappeto del genere feci il mio primo sessantanove, con la sensei di judo.
Il pelato non sembra aver voglia di fermarsi quindi mi lascio portare dai ricordi: avevo tredici anni, ero stata l’ultima a farmi la doccia e quando uscii nello spogliatoio trovai Paolona che mi aspettava con addosso solo la cintura nera. Già allora facevo gare di masturbazione con Sissi, la mia migliore amica, ma era chiaro che la sensei voleva qualcosa di più: mi prese per mano, mi portò sul tatami, si sdraiò schiena a terra come dopo aver subìto un ippon e mi disse cosa fare. All’inizio quasi mi persi in mezzo alle sue cosce, Paolona era alta quasi un metro e ottanta e pesava settanta chili abbondanti, tutti muscoli, ma quando sentii la sua lingua mi diventò tutto chiaro: mi dispiace soltanto di non riuscire a ricordare il suo sapore, ma allora non ci stavo attenta. Avemmo entrambe un bell’orgasmo nel giro di cinque minuti e no, non lo rifacemmo mai più.

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5 Mar

d5143670lNon ne posso più.
Passi trovarsi la mano di Deborah nel culo fino al polso mentre infilavo la mia nel culo di Aliena ed a lei toccava farlo a Deborah, passi spompinare per mezz’ora il pelato che non ne voleva sapere di farselo drizzare, passi leccargli il buco del culo non proprio immacolato mentre al pompino mi sostituiva Aliena, passi prendere infine un uccello mezzo moscio che più che scoparti ti schiaffeggia le pareti della fica, ma ad un certo punto il pelato ha perso la pazienza, si è tirato via ed ha detto qualcosa al capellone; il capellone ha mollato Deborah che stava inculando con gusto e soddisfazione e si è praticamente messo sull’attenti, poi mi è saltato addosso, si è piazzato le mie ginocchia sulle spalle e mi ha inculata così, accompagnando il tutto con qualche vigoroso ceffone e ordinando ad Aliena di leccargli il culo.
Nel frattempo il pelato si è seduto sulle tette di Deborah e le ha ficcato il suo modestissimo cazzo in bocca fino ad ottenere un pallidissimo orgasmo.
Così adesso sono ancora piegata in due, il culo più che dolorante nonostante il generoso utilizzo della crema americana e la faccia che mi brucia: il capellone è venuto ma mi è rimasto sopra, con Aliena dietro di lui ancora con la lingua impastata nel suo buco del culo, come il pelato non si è alzato da sopra a Deborah che gli ripete “grazie signore” sperando evidentemente che almeno si tolga di lì.
Finalmente il capellone dice basta, si alza e si tira su i pantaloni, facendo segno ad Aliena di sdraiarsi accanto a me.
Quasi contemporaneamente si alza anche il pelato e il capellone rivolge lo stesso ordine anche a Deborah: ho capito, è il momento del lesbo show.

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4 Mar

Piero_di_Cosimo_013Busso con le nocche, apro la porta e mi trovo in una stanza molto illuminata ma priva di arredamento: tappeti ai pavimenti e due grosse stuoie, tipo i tatami delle palestre di arti marziali che frequentavo tanti anni fa; come un cane in chiesa, c’è però la sedia indicataci dal signor De Rossi, su cui hanno trovato posto i nostri strumenti di lavoro. Su uno dei tatami, quello più lontano dall’ingresso, sono non seduti, non accovacciati, non inginocchiati, insomma hanno trovato modo di mettersi comodi e non capisco come due piccoli uomini in completo scuro, camicia bianca e cravatta nera: uno è calvo, grinzoso, con gli occhi seminascosti dalle palpebre, le labbra sottili atteggiate ad un sorriso ironico, l’altro ha una gran testa di capelli neri e lisci, occhietti scintillanti che ci scrutano e soppesano, labbra grosse e quasi nere. Per il resto sembrano uguali, sono molto magri e fisicamente in forma, avessero addosso un chimono sembrerebbero pronti a far volare qualcuno per aria muovendo semplicemente i mignoli. Faccio due passi avanti per permettere a Aliena e Deborah di entrare e di mettersi ai miei fianchi. Ignoro i codici di cortesia giapponesi, che d’altronde sarebbero ridicoli se messi in pratica da una puttana italiana nuda come un verme, quindi mi limito a chinare la testa in un simulacro di inchino, a dire buona sera signori, a presentarmi ed a presentare le mie colleghe; Deborah e Aliena fanno come me, e sento che la brunetta ha veramente un ottimo accento, mentre Aliena parla inglese come l’italiano, cioè da spia russa. Il labbrone volta la testa per guardare il pelato che fa un cenno col capo, poi si rivolge a me e mi dice di venire avanti, salire sul tatami e darmi da fare. L’inglese è un po’ strano, ma lento e molto chiaro, da questo punto di vista nessun problema; in compenso la buona educazione è palesemente rimasta fuori della porta. Come ha detto prima Deborah, i soldi non si guadagnano divertendosi, quindi chino di nuovo la testa, afferro il lubrificante e mi preparo a dare spettacolo.

 

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3 Mar

E6SXGuido le mie colleghe dentro la stanzetta, ci stiamo appena tutte e tre, in piedi, e ci si vede pochissimo: una lampadina al soffitto manda pochi raggi di luce cimiteriale.
Apro la porta in fondo, e trovo un bagno grande quasi quanto l’altra stanza, con tutto quello che serve, anche saponette ed asciugamani.
“Bene, staremo sporche a lungo, ma alla fine ci potremo lavare come si deve”, concludo con un’allegria che proprio non sento: sono sempre più preoccupata e mi chiedo se ho fatto bene a far debuttare Deborah proprio stasera.
“Avanti, via tutto, abbiamo da lavorare”.
Deborah commenta, per tutta risposta: “Ma è frocio?”, riferendosi ovviamente al signor De Rossi.
Mentre mi sfilo i pantaloni e li passo ad Aliena che è già nuda e sta piegando ordinatamente i nostri abiti provo a rispondere a tono: “No, non credo, secondo me si vergogna terribilmente di quello che sta facendo”.
Aliena mi sorride ed appende la mia giacca alla spalliera del letto, sopra la sua, e Deborah non è contenta: “E perché si vergogna? E’ caruccio, magari gli potevo fare anche un pompino compreso nel prezzo, pensa che roba, quelli trombano e lui magari lava i bicchieri”.
Aliena le rivolge un’occhiataccia, io provo a ragionare: “Questo è un ragazzino, magari appena assunto, che si aspettava grandi cose: è stato scelto per fare da assistente personale ai grandi capi, e adesso si ritrova ad organizzare la scopata di addio. E scommetto che il capo dei capi neanche l’ha mai guardato in faccia, non ha neanche sentito come si chiama quando si è presentato; guardate che per noi sarà lo stesso, il loro massimo sforzo sarà dirci se vogliono la bocca o il culo”.
Deborah è pronta, ripiega da sola i vestiti e li appoggia sul letto con delicatezza, e stringendosi nelle spalle commenta: “I soldi non si fanno divertendosi”.
E allora andiamo, io alla testa del mio piccolo drappello di puttane, incontro all’Impero del Crisantemo.

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2 Mar

49084942Sempre nervoso ed a disagio, questo signor De Rossi ci ha fatto fare il giro del giardino e ci ha condotto prima ad un ingresso secondario, poi in fondo ad un breve corridoio buio.
Si è fermato davanti ad una porta chiusa e ci ha indicato un altro corridoio, più lungo, perpendicolare a quello dal quale siamo arrivate.
“Quando sarete spogliate, signorine, andate da quella parte, bussate alla porta che vi troverete davanti ed entrate. Datermi tutto quello che vi serve per il lavoro, lo troverete sulla sedia a destra entrando”. E apre la porta davanti alla quale ci siamo fermati, mostrando una stanzetta fiocamente illuminata e evidentemente riservata alla servitù, con un lettuccio stretto ed un piccolo armadio.”C’è un anche un bagno, potrete usarlo quando avrete finito”.
“Scusi, lei non ci accompagna?, gli chiedo.
“Assolutamente no, mi troverete qui: quando sarete pronte uscite pure in corridoio e vi accompagnerò alla macchina. Un’ultima cosa, avevo dimenticato: non potrete lasciare i signori Hito e Honi finché non vi diranno di andare; non uscite dalla stanza per nessuna ragione”.
Almeno adesso sappiamo come si chiamano, bella soddisfazione. Provo una timida protesta: “Avremo subito bisogno di lavarci, dopo esserci infilate le mani in culo”.
Il signor De Rossi sobbalza come se l’avessi schiaffeggiato.
“No, per favore”. Poi, con uno sforzo: “Credo lo facciano per apprezzarvi meglio”.
Ho pietà di lui, gli consegno i preservativi e faccio segno ad Aliena di dare a questo riluttante intermediario il tubo di crema ed i fazzoletti di carta; Deborah gli consegna le salviette imbevute ed un’altra confezione di preservativi che deve aver preso al sexy shop di sua iniziativa: sulla scatola c’è raffigurata una signora bionda di mezza età, una MILF, con un enorme cazzo in bocca, mi rendo conto che sono quelli aromatizzati e mi viene di nuovo da ridere, perché poco ci manca che il signor De Rossi non la scagli a terra.
Invece gira sui tacchi e ci pianta in asso.