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22 Giu

Io invece oggi non lavoro, e basta. Buona educazione vuole che mandi un messaggino ad Elena per chiederle come sta, e mi accorgo che mi ha cercata Catia. La chiamo, ma è lei, adesso, a non rispondere, prima o poi riusciremo a sentirci.
Elena invece mi risponde e mi scrive che non ha voglia di lavorare ancora per qualche giorno e mi promette di chiamarmi quando riapre lo studio. Certo, chiamami, penso, ma non è detto che ti risponda.
Vedo anche una chiamata da un numero che non conosco e non richiamo: se veramente vogliono parlarmi mi richiameranno.
Visto che mi sono scaldata, cerco di mettere in ordine il mio appartamento, ma dopo aver cambiato le lenzuola l’energia mi abbandona. Tolgo dal congelatore il tonno per la cena ed esco a comprare il pane ed il contorno, decidendo per un’insalata già pronta, visto che detesto tagliarla e pulirla, e compro anche un po’ di frutta.
Passo davanti alla mia banca e d’impulso verso tramite bancomat i cinquecento euro che ho guadagnato ieri. Del resto in casa, nascosti nella cassetta del water, ho i diecimila euro dei ricconi. Veramente dovrei sentire il fratellone per risolvere questo problema, ma non ne ho voglia, come non ho voglia di fare le pulizie, quindi mi limito ad una spolverata superficiale e ad innaffiare il bagno con il detersivo specifico, una volta rientrata, e faccio per abbandonarmi in poltrona per un sonnellino.
Mi sveglia il telefonino, e mi accorgo che è passata tutta la giornata ed è ora di mettersi ai fornelli, visto che il tonno è ormai scongelato.
Prima rispondo e scopro che è di nuovo il numero di prima.
“Stella ciao, sono Lorenzo”. Ma guarda, si è ricordato di me.
“Senti, domani sera mi piacerebbe invitarti a cena e passare la serata con te”.
Sono improvvisamente sveglissima.
“Ma certo”, rispondo, “e se magari portassi anche un’amica? Però ti devo richiamare, dimmi quando posso farlo”.
L’idea della amica lo affascina, immagino, ma risponde cautamente: “Certo, io non sono ricchissimo, ma saprò essere generoso. Facciamo così, mandami un messaggino quando sei pronta, io troverò il modo di chiamarti”.
Irina mi aveva offerto di farmi da partner quando le ho raccontato di Lorenzo l’altra volta, mi sembra una buona idea coinvolgerla.
Alla fine mi rilasso preparando il tonno in umido con olive e capperi e pomodorini di Pachino, sperando che piaccia ad Irina, e apparecchio la tavola nel soggiorno studio con la tovaglia del corredo di mia nonna ed i piatti di mia madre, roba che non vedeva più la luce del sole da anni. Ci sarebbe anche un candelabro d’argento a tre braccia, ma lascio perdere.
Irina bussa alla mia porta puntualissima: in jeans, con i capelli biondi raccolti in una coda di cavallo è bellissima e sembra un’adolescente, e il quadretto non è certamente guastato dal seno che le gonfia la camicetta bianca, potrebbe essere una quattordicenne che ha preso in prestito il push up della madre.
Mi bacia sulle labbra e mi porge una vaschetta di gelato: “L’ho preso dall’artigiano sotto casa e ho fatto fare una corsa al tassì, mettilo in frigo ma non in freezer”.
Obbedisco mentre lei si guarda intorno dicendo che è una bella casa e che si sente un profumino delizioso.

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