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28 Nov

Ci fermiamo, siamo nel bel mezzo di un locale grande più o meno come quello di San Lorenzo, anche qui con un piccolo palcoscenico su un lato, e sull’altro il bancone di un bar. Anche qui tavolini e una musica di sottofondo. La sala è ben illuminata e ci saranno cinquanta persone che parlano a voce bassa, creando un educato brusio.
Non tutte sono vestite come noi, ma molte indossano qualcosa di particolare. Come un tipo ben piantato che ci viene incontro con un bicchiere in mano: gilet di pelle nera e kilt scozzese con lo sporran, la tradizionale borsetta allacciata in vita.
Ignorando Tiziana mi saluta calorosamente presentandosi come Marco, il presidente del club.
“La tua allieva lo ha detto al mio allievo, che saresti venuta. Stella, vero? Puoi presentarmi la tua amica?”
Presento Aliena e ci stringiamo la mano. Mi accorgo che alle sue spalle c’è un ragazzo biondo, alto e sottile, in maglietta aderente e calzoncini corti di jeans, con uno spesso collare di metallo che riflette le luci della sala e lo costringe a tenere la testa molto alta; ovviamente lo ignoro, fino a che Marco fa un qualche cenno che mi sfugge e lui si inginocchia davanti a me.
“Pino, il mio allievo, non mi tace nulla”, continua Marco, “spero non te la prenderai per questo”.
Rispondo di no, certo. Aliena accanto a me tace, Tiziana mi guarda adorante.
“Puoi lasciare qui la tua allieva, vi presento un po’ in giro, che ne dici?”
Dico che va bene e faccio un gesto all’indirizzo di Tiziana, che si inginocchia accanto a Pino; è molto più elegante, assume la posizione di attesa che mi piace tanto e abbassa la testa: capisco che lo fa per assicurarmi che non guarderà nessuno, le passo la mano sui capelli e seguo Marco portando con me Aliena.
In realtà non ho idea di cosa significhi essere il presidente di questo club, oltre a quello che Tiziana mi ha spiegato; in ogni caso conosce proprio tutti, ci presenta gli altri padroni, in pari numero più o meno donne e uomini, vestiti in maniera sportiva ed informale.
Gli allievi sono in genere molto più giovani dei padroni: per le ragazze sembrano di rigore minigonna e camicetta, per i ragazzi calzoncini e maglietta, ma c’è una bruna giunonica, in piedi alle spalle del proprio master, completamente nuda, le pinzette ai capezzoli unite da una catenina agganciata al collare.
Il suo master mi stringe la mano: è l’eccezione che conferma la regola, avrà venti anni, è piccolo e magro, con profondi occhi neri e l’espressione decisa, mi prega di chiamarlo Chuck, poi chiama la sua sottomessa che si inginocchia e mi accorgo che è più vicina ai cinquanta che ai quaranta, anche se esibisce un fisico invidiabile.
“Sabina, la mia allieva, è molto amica della tua, magari una volta potremmo vederci assieme”.
Rispondo che si può fare, ma per adesso ho un’agenda completamente folle, magari ne riparliamo la prossima volta.
Non facciamo quasi in tempo a salutare questo Chuck che veniamo raggiunte da una bella signora bionda, che allontana Marco quasi infastidita rimproverandogli di non averci offerto niente e ci guida al bar chiacchierando piacevolmente.
Mi accorgo che un ragazzone di colore stretto in un body da atletica bianco ci segue come un’ombra: anche il suo collare è in pelle bianca, così da spiccare di più; la bella signora, che si è presentata come Serena, lo ignora, e lo ignoriamo anche noi.
“Scommetto che ti stai guardando intorno per identificare le amiche della tua allieva, quelle che lavorano con gli estranei, dì la verità”, mi chiede mentre cerco di mandar giù un whisky tiepido ed annacquatissimo, che Aliena ha fatto bene a rifiutare.
In effetti ero curiosa di conoscere almeno Marina, che avrebbe insegnato tante cose a Tiziana, e la bellissima Malika, ma preferisco far finta di niente.
Serena mi spiega con una certa soddisfazione che siccome sono senza padrone, in queste serate intervengono solo per dare qualche spettacolo, ma stasera non è previsto niente; hai capito, Tiziana dice bugie alla sua padrona, altro che essere relegate ai margini.
“Dove l’hai lasciata?”, mi chiede Serena.
Le rispondo che è con l’allievo di Marco, e lei mi suggerisce di andare a recuperarla: “Ha il tuo collare, non le capiterà niente, ma io preferisco non lasciare mai solo il mio allievo, non si sa mai”.