Tag Archives: schiavetta

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2 Ott

rev68758(1)-oriHo convocato il mio battaglione di puttane nello studio di Tiziana per fornire loro le istruzioni per la serata: va benissimo, quando avremo finito in due minuti saremo a destinazione.
Devo confessare che stavolta ho avuto un piccolo tuffo al cuore infilando la chiave nella serratura, come se mi fossi aspettata di trovare Tiziana ad attendermi per infliggermi una meritata punizione o peggio ancora impegnata a sottomettere Heidi, incaprettata al mio posto.

 

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6 Giu

Aaron-Nagel_web6Al cliente piaceva farsi chiamare Lord of the Needles, e devo dire che è stato meno peggio di quanto mi fossi attesa, dopo la spaventosa esperienza con il dottore, lì al bordello di Lele.
Cristina mi massaggia gentilmente il seno arrossato e mi ascolta a bocca aperta.
Insomma, le spiego, questo tizio, di cui ricordo solo la gran testa di capelli rossi che sparavano da tutte le parti, è davvero un virtuoso degli aghi, ed usa quelli delle siringhe, più sottili e molto affilati.
Poi, mi ha anche anestetizzato in qualche modo i seni con i cubetti di ghiaccio, e infine mi ha trafitto la pelle tutto attorno alle areole, e non i capezzoli. Certo, fidarmi di lui, all’inizio, è stato un problema, e quando mi sono lasciata legare alla croce di Sant’Andrea mi sono davvero chiesta chi me lo faceva fare: non lo facevo certo per i mille euro di marchetta, e neanche per compiacere Tiziana. O forse sì? Davvero nascosta da qualche parte dentro di me c’è questa idea che Tiziana tornerà e vivremo felici e contente? Non me lo auguro, ho potuto anche trasformarmi, proprio io, in una schiavetta devota, ma non ho mai accettato una minestra riscaldata.
“Questa cosa la voglio provare”, dice alla fine Cristina, “magari davvero imparo a farmi piacere le botte e allora sarò davvero una che non morirà mai di fame”.

 

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24 Apr

imagegabbiaIo comincio a sopportare – apprezzare è dire troppo – l’autunno dell’Europa Centrale nella sua versione berlinese e la cucina tedesca, anche se sono costretta a comportarmi da muta internazionale: Tiziana mi trascina in improbabili localini per tutto il giorno e lascia per ultimo il più improbabile: dopo aver fatto il pieno di zuppe dense e ricche di grasso, di salsicce e di ottima birra, ci ritroviamo in mezzo ad una borbottante folla di uomini baffuti, alcuni addirittura col fez, ad assaggiare un caffè finalmente bevibile e un bicchierino di raki.

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17 Apr

 

Francois_Emile_Barraud_(Swiss,_1899-1934)-Franz se ne è andato con Tiziana e mi ha affidata a Maria, che magari non si scrive così, dal momento che è polacca e, tra tutte le ragazze che lavorano qui, oltre alla sua incomprensibile lingua, sembra essere l’unica che parla incredibilmente un ottimo italiano: dalla cima dei capelli malamente tinti di biondo con due dita di ricrescita ai decolté dal tacco vertiginoso e dall’altrettanto imponente plateau sarà alta due metri e non arriverà a pesare sessanta chili, appena coperti da un tubino turchese, e non è contenta del suo incarico di guida turistica, magari pensa che sta perdendo dei soldi, anche se il locale, a quest’ora, è semivuoto.

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15 Apr

6a00e54ef964538834017c36c645c2970b-200wiIncoraggiata da Tiziana, Manuela si apre le natiche con le mani e si accosta al cazzo che tengo coraggiosamente tra i denti; non sono sicura di riuscire a reggerlo, un culo è più difficile da penetrare, almeno di solito. Ma Manuela è aperta e dilatata, si impala senza scosse e senza fatica, ed io non sento più resistenza del solito; però non si è scaricata gli intestini, sento un certo odorino non proprio gradevole.
Lo sente anche Madame, in qualche modo: io non vedo niente, il naso fra le natiche di Manuela, all’altezza degli occhi le due graziose fossette alla base della sua schiena, e mi rendo conto che è soddisfatta, perché dice qualcosa come “molto bene, dopo ci divertiremo ancora di più”, poi sento sibilare il frustino e il grido di Manuela, dolore e piacere assieme, credo proprio che la abbia colpita sul cazzo e l’abbia fatta venire, è davvero la miglior Padrona che possa desiderare.

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13 Apr

09_12_2008_0034463001228855275_perry_gallagherMaria Carla è arrivata e mi si è attaccata alle costole, con la scusa di parlarmi prima di Cristina, poi di Sammy, poi della reciproca richiesta di favori con Mirella; poi non ha più scuse ma ugualmente non mi molla, sotto l’occhio clinico di Tiziana.
Non solo: c’è anche Manuela che si smarca ripetutamente dalle attenzioni di Saverio per avvicinarsi e mandarmi segnali inequivocabili; insomma, sono nei guai, che peggiorano perché comincia ad essere ora di andarsene, ed è Elena a rompere il ghiaccio trascinando via Saverio.

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12 Apr

tumblr_m3athc2el71qbj1sio1_500Prima di partire alla conquista della Prussia abbiamo un altro impegno: Catia ci vuole tutte riunite a casa sua, per festeggiare, così dice, la sua liberazione. E così ci ritroviamo: io con Tiziana, Andrea, Chicca con il fratellone, Elena con Saverio e, quasi a sorpresa, anche Manuela.
Tiziana ha colto l’occasione per farmi esibire il suo collare e per farmi indossare uno degli abiti che mi ha comprato, una specie di camicione di lana blu che mi arriva al ginocchio, informe e stretto in vita da una sottile cintura di cuoio: mi accorgo che Saverio e Manuela ne sono particolarmente attratti, quando mi seggo mostro per forza di cose un’abbondante porzione di gambe, ben sopra il bordo delle autoreggenti, a guardare bene potrebbero anche accorgersi che non indosso le mutandine.
A guardare ancora meglio, si accorgerebbero anche che Tiziana mi ha affidata a Gianna che, quasi in lacrime, mi ha completamente depilata a strappo, un dolore pari a quello di un colpo di frusta, e adesso sono liscia come una bambina: lo aveva detto che il mio piccolo ciuffo scuro non era adatto ad una schiavetta.
Anche la cintura di cuoio è stata accuratamente scelta da Madame, che la ha provata su di me prima di decidere che sì, questa andava bene, ed un paio di cinghiate sul culo ogni volta che mi toglievo quel vestito mi avrebbero solo fatto bene; forse proprio in previsione della mia incapacità di sedermi senza dare troppo spettacolo.
Catia si è impegnata tantissimo ed ha preparato un gradevolissimo buffet, anche se siamo stipati in un seminterrato tra via Nazionale ed il Quirinale.
Catia mi spiega che ero lo studio di una conoscente che si è ritirata, lei ha rilevato il contratto ed ha lasciato il suo appartamento in cui abitava da dieci anni.
“Troppo alto l’affitto, e siccome sono andata via prima della scadenza del contratto sono riuscita a strappare una discreta buonuscita”, dice soddisfatta, “ma se le cose adesso vanno per il verso giusto è tutto merito tuo”.
Sì, perché sembra che quella sorta di cooperativa di puttane stranamente assortite che ho aiutato a mettere in piedi funziona alla grande, tanto che Chicca ha dovuto rinunciare all’idea di dedicarsi esclusivamente a mio fratello e Andrea, che tra un boccone e l’altro di una quiche lorraine si limita ad annuire, conserva il suo posto da Simonetta solo perché si è innamorata, ma guarda tu, di José, che ricambia e così possono rubare qualche mezz’oretta assieme.
“Sai, ogni tanto Simonetta mi chiede di te, mi sa che ti ha perdonata”, mi confida a voce bassa. Già, ma sono io che non ho perdonato lei dopo la serata vittoriana, anche perché non si è più fatta sentire.
Nel fitto chiacchiericcio che mi circonda comincia a girarmi un po’ la testa, e ridivento lucida solo dopo che Elena mi ha tirato da parte per darmi notizie di Cristina.
Non hanno ancora cominciato ad intervenire sul corpo ma stanno lavorando sul cervello, mi spiega, perché pare che non ci sia nessuna certezza di restituirle la bellezza che aveva, e la ragazza dovrà accettarlo prima di metterla sotto i ferri.
“Non è venuta Maria Carla, che ha sicuramente notizie più precise: strano, Catia mi aveva detto di invitarla”.
“L’ho sentita io”, interviene mio fratello, che si è piazzato al fianco di Chicca ma, per stasera, tiene le mani a posto, “mi ha detto che avrebbe tardato ma che si sarebbe certamente affacciata almeno per salutarci”.
Il fratellone ancora si sente con lei, questa è una novità.

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2 Apr

1146618_10152236598135279_1179422465_nMi sono meritata la fiducia incondizionata di Tiziana ed un bel po’ di giorni di riposo; non solo, Madame si è quasi scusata, o almeno ci è andata il più vicino possibile per una mistress con la sua schiavetta, perché mi ha confessato che non se lo aspettava e che non mi riteneva ancora pronta per una cosa del genere: ne sono stata fierissima.
E ho meritato anche qualche spiegazione in più su quello che sta capitando attorno a me, quando mio fratello ha deciso di ricambiare l’invito di Tiziana e ci ha riunite nella sua villetta. Riempiamo la sala hobby, Lia, Tiziana, Giorgia, Gianna, Chicca ed io, attorno ad un tavolone rustico; nonostante la stagione non proprio estiva il fratellone ha acceso l’enorme barbecue che ha in giardino e con l’aiuto di Chicca trasferisce nei nostri piatti un flusso continuo di carne e verdure: cosce e ali di pollo, costolette di maiale, salsicce e infine una meravigliosa fiorentina, accompagnate da melanzane, zucchine e radicchio.
E accompagnate, anche, dalla storia, raccontata a due voci con Tiziana, della visita a Catia sul nuovo luogo di lavoro: dunque l’hanno proprio fatto, accidenti a loro, e mi hanno tenuta fuori, questa mio fratello me la paga.
Dunque, hanno aspettato un paio di giorni e si sono presentati verso mezzanotte, vestiti lui da manager appena uscito dall’ufficio, lei da ragazzina scappata da casa, alla porta del night club; in realtà non si erano accordati sulla parte da recitare, se coppia preesistente in cerca di emozioni o, al contrario, rimorchio in corso e giro dei locali in vista di scopata dopo essersi abbastanza carburati ad alcol.
Nonostante fossero palesemente assieme, appena entrati sono stati immediatamente accerchiati dalle ragazze libere, bionde e brune, tutte giovanissime e molto belle, anche con l’aiuto, secondo Tiziana, delle luci basse e del trucco adeguato.
Catia non era fra loro, così ne hanno scelte due che li hanno portati in una saletta ancora più buia: Tiziana non si era accorta che di spazi come quelli ce ne erano cinque o sei, tutti discretamente chiusi da tende scure attraverso le quali non filtrava nulla; con voce assente ed accento spagnolo, una delle ragazze ha indicato prestazioni e tariffe, Tiziana non si è fidata e non ha consumato, il fratellone si è accontentato di un pompino, ha messo una mancia in mano all’altra ragazza, che stava per andarsene e cercare un altro cliente e l’ha fatta parlare, con Tiziana che, intanto, faceva finta di accarezzarsi.
La ragazza ripeteva più o meno a memoria il tariffario, che prevedeva anche la possibilità di salire in camera, ma non era assolutamente in grado di rispondere alle domande; ci ha pensato l’altra, che aveva interrotto per un istante la sua fatica per chiarire che sì, se vogliono, anche tre o quattro tutte assieme, e sì, fanno anche lesbo, anche tra loro se c’è un cliente che vuole guardare, e no, c’è soltanto una italiana che adesso è impegnata, ma certo che fa tutto quello che fanno loro, ci mancherebbe, e adesso scusa ma devi finire, e lasciar andare lei se non la vuoi. Tiziana ha provato a protestare che non era ancora pronta per venire ma non le hanno dato retta, la ragazza ha aggiunto alla bocca la mano ed ha vinto in fretta la resistenza di mio fratello.
Neanche come si chiamavano, hanno detto, ben indottrinate e molto controllate secondo l’opinione di Tiziana, ormai disposta a considerare la serata come uno spreco di tempo e denaro; poi però, mentre riattraversavano il locale diretti al bar, perché a quel punto avevano davvero voglia di bere qualcosa di forte e adesso che avevano consumato le ragazze li lasciavano tranquilli, sono letteralmente inciampati in Catia che stava cercando di sottrarsi ad un abbraccio un po’ troppo irruente di un tipo grande, grosso e nero.
A sentire Tiziana, Catia era troppo agitata per riconoscere il fratellone, anche perché sembrava stretta tra due fuochi dal momento che alle sue spalle un tipo in giacca e cravatta la aveva bloccata con ferma gentilezza e le stava dicendo qualcosa all’orecchio; cosa di preciso non era possibile capirlo, anche perché la musica di sottofondo, improvvisamente, era salita di volume.
Mio fratello, senza neanche pensarci, si è finto decisamente ubriaco, ha tagliato la strada all’altro cliente ed ha abbracciato un po’ brutalmente Catia, farfugliando che una ragazza così era proprio quello che ci voleva per concludere la serata.
“E sai”, ha colto l’occasione di precisare il fratellone, “per quanto ti possa sembrare strano non l’avevo mai scopata, un po’ di curiosità c’era”.
Per fortuna l’altro cliente era davvero ubriaco, e l’ubriachezza lo aveva reso malleabile; il tipo in giacca e cravatta sapeva fare il suo mestiere e lo aveva immediatamente distratto chiamando un paio di altre ragazze; Catia sembrava riconoscente al nuovo cliente, del pari ubriaco ma meno inquietante fisicamente, ma quando si era ritrovata in una saletta e si era accorta che erano in tre aveva temuto di essere caduta dalla padella nella brace.
A quel punto mio fratello si è fatto riconoscere, la aveva tranquillizzata ed avevano parlato per una decina di minuti: tutto bene, secondo lei, solo che i clienti, felicissimi di scoparsi una italiana e di lasciarle una buona mancia, erano più o meno tutti del tipo di quello cui l’avevano appena sottratta, grandi, grossi, ubriachi e faticosi. E già le era capitato di dover chiudere gli occhi e fare un lesbo show per due clienti cinesi; insomma, anche se non lo aveva detto apertamente, il messaggio era “per favore, tiratemi fuori di qui”, e su questo il fratellone e Tiziana sono stati concordi. Per fortuna ci siamo riusciti.
A proposito, come funziona la nuova attività? Ce lo racconta Chicca, che nonostante le buone intenzioni proprio non riesce a dedicarsi soltanto a mio fratello: il lavoro è modesto ma costante, dal momento che ha ricominciato a muoversi il vecchio giro di Elena che, molto gentilmente, ha lasciato a loro il suo vecchio numero di telefono; stanno anche prendendo in considerazione l’idea di cominciare a mettere qualche annuncio, e intanto Andrea ha agganciato un paio di vecchi clienti del bordello, che hanno passato la voce in giro.
Lapidaria la valutazione di mio fratello: “Sei stata brava, sorellina, santa protettrice delle puttane”.
Brindiamo proprio a questo nuovo inizio, prima di concludere la serata.

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1 Apr

lot029Gianna si prende cura di me, Tiziana caccia quasi fisicamente Master Sem dallo studio: sì, perché il master ha mantenuto la parola in maniera un po’ particolare.
Prima mi ha fatto tirare su per i polsi fino a farmi assumere la corretta posizione, poi mi ha tolto il plug dal culo e mi ha autorizzata a liberarmi, lì dov’ero: non me ne ero accorta, ma era stato piazzata al posto giusto una tinozza di plastica per raccogliere tutto quanto ho finalmente espulso.
Immediatamente un gran puzzo si è diffuso nella stanza ma quasi non ho fatto in tempo ad accorgermene: Master Sem, senza preavviso, ha mollato la catena e mi ha fatto cadere nella tinozza, al seguito della mia stessa merda. La tinozza era molto grossa, non ho sporcato in giro, ma potete immaginare come mi sono ridotta; mi sono ritrovata col culo nella merda e le gambe all’aria, appoggiate al bordo, così come la schiena.
Non contento, mi ha anche ordinato di girarmi e di affondare la faccia nella spaventosa e puzzolente poltiglia: poteva essere una buona occasione per dire la safeword, magari seguita da un ricco vaffanculo, ma a quel punto tanto valeva arrivare fino in fondo e così ho ancora una volta obbedito, chiedendomi quale sarebbe stata la reazione di Tiziana e di Gianna; la faccia nella merda, ho sentito molto da lontano il commento di Master Sem (“brava schiavetta, davvero”), e poi c’è stato l’intervento di Tiziana che mi ha affidata a Gianna.
La quale Gianna, incurante di ridursi come me, con tutti i vestiti addosso mi ha presa in braccio e portata in bagno, mi ha deposto delicatamente nella vasca, lavata e rilavata, e adesso mi sta massaggiando con una crema profumatissima, mentre finalmente apre bocca e mi chiede che gusto ci può provare, la gente, a pasticciare così con merda e piscio. Mi sforzo di mettere assieme qualche frase di senso compiuto ma non mi viene fuori niente, così preferisco limitarmi a dire che non ne ho idea e che a me non è mai piaciuto, Gianna mi dà ragione e senza indugio si spoglia a sua volta e mi raggiunge nella vasca: anche lei ha bisogno di lavarsi, e bisognerà anche lavare i suoi vestiti.

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16 Mar

a-good-spankingTiziana aveva un’espressione sconvolta, quando mi ha liberata; probabilmente più di me. Mi ha aiutata a lavarmi, ripulendomi gentilmente delle ultime tracce di cera, poi si è offerta di accompagnarmi a casa dal momento che secondo lei non ero in grado di guidare la moto.
Le ho risposto di non preoccuparsi e la ho invece pregata di raggiungermi, quando ne avrebbe avuto il tempo, a qualsiasi ora, e di passare con me la notte. Ha fatto una strana espressione con le labbra, piegandole metà all’insù e metà all’ingiù, e ha risposto che oggi avrebbe potuto far tardi, non possiamo fare domani?
No, ho insistito, davvero, vieni da me a qualsiasi ora, tienimi tra le braccia, lascia che mi inginocchi ai tuoi piedi, per favore. Continua a leggere